Il parco, grazie alla geniale intuizione del J. Nouvel, si impone nel contesto ambientale come luogo della modernità. Una modernità che il Muro Rosso rappresenta non solo come elemento rettore dell’intero impianto urbanistico ma segno forte dell’immagine complessiva. Una segno, fatto di cromie, riflessi, continuità e dimensioni, riconoscibile e memorizzabile. Un segno talmente forte che gli edifici retrostanti al Muro, finora realizzati, rischiano di apparire un insieme di accessori difficilmente ricordabili a livello di memoria significativa. Soltanto la sede Brembo, proprio perché in testata riesce ad assumere un proprio ruolo co-protagonista dello spazio.In questo scenario abbiamo interpretato il mandato progettuale alla ricerca di un ruolo per l’edificio A2/3 al tempo stesso integrato nel sistema concettuale del piano direttore e riconoscibile, peculiare, a suo modo ancora in grado di attrarre l’attenzione dopo la grande sorpresa del Muro Rosso: una ricerca condotta a partire dai tracciati dell’impianto urbanistico fino agli elementi latenti del paesaggio agrario esterno al comparto: filari di alberature, viste aperte sul tramonto, prospettive insospettate. Abbiamo privilegiato l’uso del vetro e di altri materiali traslucidi che combinano differenti effetti di trasparenza; il risultato è una percezione continua e dilatata del verde: la vegetazione si riflette sulle facciate degli immobili che diventano essi stessi estensione visiva del parco…”. Cercando di superare il mero effetto “specchio” che in qualche modo unifica e annulla lo spazio architettonico soprattutto in edifici come il nostro che per ragioni di economicità e sostenibilità energetica sono ricondotti al volume semplificato del parallelepipedo.